A Milano l’orafo bergamasco Blumer fa risplendere la situla di Gotofredo e il calice delle arti liberali Esposti a Palazzo Pitti. Per il delicato restauro, bisturi in ebano, tamponi di cotone, laser e microscopio.
Lo scorso anno, su commissione della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, aveva restaurato la bellissima urna seicentesca che conserva il corpo di San Carlo Borromeo.
Adesso, sempre per conto dell’istituzione milanese, le abili mani dell’orafo bergamasco Franco Blumer hanno riportato al primitivo splendore due pezzi di eccezionale importanza del Tesoro del Duomo di Milano: la situla di Gotofredo, realizzata nel Decimo secolo in avorio intagliato e argento fuso, considerata il più antico secchiello liturgico; e il calice delle arti liberali, realizzato tra il 1300 e il 1400 in avorio, ottone dorato, rame, smalti e raffigurante le allegorie di Grammatica, Retorica, Medicina, Musica, Geometria, Aritmetica e Astronomia.
“Il loro stato di conservazione consigliava un urgente restauro”, racconta Franco Blumer. “Già sette anni fa, all’inizio della mia collaborazione nella manutenzione del Tesoro del Duomo di Milano, era stato predisposto un protocollo per un intervento. Purtroppo, i fondi necessari non erano facilmente reperibili. poi, grazie al progetto Restituzioni, promosso sul territorio nazionale da Intesa San Paolo, ha preso il via il restauro della situla di Gotofredo e del Calice delle Belle Arti, che rientrano negli 80 interventi sostenuti per valorizzare il patrimonio artistico italiano”.
Il primo passo è stato un esame approfondito dei due pezzi.
“Il calice denotava evidenti alterazioni cromatiche dovute a depositi di varia natura, mentre la struttura metallica mostrava efflorescenze saline particolarmente concentrate in prossimità degli smalti, che erano quasi totalmente illeggibili. Le stesse problematiche erano presenti sulla superficie della situla”.
Dopo la necessaria diagnosi, Blumer ha iniziato il suo lavoro certosino.
“Il restauro è stato eseguito tramite la rimozione meccanica effettuata con bisturi in ebano, stecche di legno e tamponi di cotone. Per le parti metalliche e gli smalti sono invece ricorso all’ausilio di tecnologia laser, messo a punto dall’Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” del CNR di Firenze. L’intero intervento è stato eseguito con microscopio binoculare”.
Franco Blumer, nativo di Bergamo, con bottega in Vicolo Aquila Nera 2/c di fronte a Piazza Vecchia, non nasconde la sua emozione.
“La possibilità di intervenire su due oggetti di notevole valore e unicità mi ha emozionato e coinvolto fin dall’inizio. Infatti la scoperta quotidiana di dettagli, l’incredibile fattura, i raffinati e minuziosi intagli hanno stimolato la mia ricerca storica e artistica, appassionandomi fino a trovare nuovi elementi che aggiungevano particolari a quanto già conosciuto e che verranno inseriti in una mia prossima pubblicazione”.